Gustav Klimt, «Giuditta II - Salomè» Ca'Pesaro a Venezia

Olio su tela (1m78 x 46cm) 1909

Gustav Klimt, Giuditta II Salomé, Galerie Internationale d'Art Moderne Ca'Pesaro a Venezia

Klimt, Giuditta II A differenza della sua prima Giuditta, la Giuditta II Salomé di Klimt non è né erotica né sensuale, a parte i seni nudi.

Questa seconda Giuditta, con il suo sguardo spento, è una figura dura, nervosa, tormentata, persa nei suoi pensieri.

È lì, davanti a noi, ma la sua mente è rimasta indietro, intrappolata dal disgusto della sua terribile azione, con le mani strette dal ricordo del momento fatale in cui hanno decapitato il generale Oloferne.

Giuditta è ancora adornata con gli orpelli della seduzione, vestiti, perle e braccialetti, ma tutto il fascino femminile con cui ha sedotto Oloferne per ucciderlo svanisce davanti all'orrore delle sue dita uncinate e fameliche che stringono i capelli della testa mozzata che emerge da un sacco.

Le mani deformate di Giuditta rivelano il suo stato d'animo dopo il crimine, pronto a dilaniarsi nella disperazione.

Vedova nera, Judith ha salvato il suo popolo e vendicato la morte del marito uccidendo il generale assiro responsabile, ma lei stessa è distrutta dalla realizzazione della sua vendetta.

La vediamo come una feroce predatrice, piena di forza, consapevole e orgogliosa della sua vittoria, ma sconsolata e in totale disordine dopo aver commesso il suo crimine.

Il lato pericoloso della donna è mostrato attraverso i motivi appuntiti, bianchi su nero, dell'abito di Judith.

Qui Klimt è andato oltre il soggetto biblico per mostrare l'ambiguità del fascino femminile, anche se la sua vita, il suo lavoro e il rapporto con le sue modelle dimostrano che era un predatore nelle sue relazioni amorose.

La Giuditta di Klimt ci mostra la femme fatale, l'idolo adornato di gioielli, la tentatrice a seno nudo capace del peggio.

La galleria d'arte moderna Ca'Pesaro di Venezia acquistò questo dipinto subito dopo la sua esposizione alla Biennale di Venezia del 1910.

Klimt, Giuditta II