Scuola Grande San Rocco Venezia, « Piscina probatica » e « Ultima Cena » di Tintoretto

Tintoretto « La piscina probatica »

Olio su Tela (533 x 529 cm) 1578-1581

La piscina probatica Quest'opera illustra una delle tante guarigioni di Cristo dai malati.

Si tratta della guarigione di un uomo malato presso la piscina di Gerusalemme durante il sabato. Giovanni 5, v. 1-8

Intorno alla piscina, un gran numero di uomini e donne seminudi aspettavano che l'acqua salisse.

Sono pronti a gettarsi nell'acqua non appena questa viene smossa dall'Angelo del Signore per essere guariti, come dice il Vangelo:

« Ora c'è a Gerusalemme, presso la Porta delle Pecore, una piscina chiamata in ebraico Bezatha, che ha cinque portici.

Sotto di essa giaceva una moltitudine di malati, di ciechi, di zoppi e di storpi che aspettavano che l'acqua salisse »

In primo piano, un uomo porta tra le braccia un materasso arrotolato.

La piscina probatica Questo è il paralitico che nessuno ha aiutato a entrare per primo nell'acqua, in modo che anche lui potesse essere guarito. Gesù si accorse della sua angoscia e gli disse:

« Alzati! Prendi la tua stuoia e cammina »

Ed ecco che si affrettò a fare ciò che Gesù gli aveva chiesto.

Dietro quest'uomo, delle donne. Sdraiata sulle ginocchia della madre, che chiede aiuto a Cristo, c'è una giovane malata che soffre terribilmente.

Egli si china su di lei, pieno di dolcezza e di bontà, e la giovane donna guarisce!

Il tutto avviene all'ombra di un traliccio, che conferisce alla scena una qualità naturale e serena.

Ma proprio dietro il portico, sullo sfondo del dipinto, vediamo un gruppo di uomini che osservano Gesù: sono i Giudei che testimonieranno contro di lui, dicendo che ha trasgredito i divieti del sabato, che deve essere un giorno di riposo assoluto.

Questo miracolo, compiuto in giorno di sabato, fu una delle accuse mosse a Gesù per la sua empietà, che portò alla sua condanna a morte.

Tintoretto « L'Ultima Cena »

Olio su Tela (538 x 487 cm) 1578-1581

L'ultima cena Qui Tintoretto ha proceduto allo stesso modo de “La scala di Giacobbe”: ha amplificato la prospettiva per aumentare notevolmente la profondità della stanza, dove Gesù condivide l'ultimo pasto con i suoi discepoli.

In primo piano, due poveri che ricevono l'elemosina sono seduti davanti ai due gradini che salgono all'ingresso.

Il cane rimane fedelmente tra i suoi due poveri padroni mentre osserva gli ospiti, senza dubbio sperando di ricevere qualcosa da mangiare.

Dietro di loro, un interno immenso: la grande sala occupata dagli ospiti, seguita da una scala che conduce ad altre stanze sul retro, dove sono impegnati i servitori del padrone di casa.

La scena in primo piano è abbastanza naturale e realistica.

L'ultima cena Lo stesso vale per i servi che lavorano nelle cucine.

E se sembrano avere fretta, è perché si tratta di un pasto festivo, quello della Pasqua ebraica.

La luce penetra nell'immensa dimora in due punti contemporaneamente: attraverso l'ingresso in primo piano e attraverso il fondo a destra della scala che separa gli ospiti dalla servitù.

Tra i due si trova il chiaroscuro della sala da pranzo, dove la prospettiva diagonale, portata all'estremo, allunga notevolmente il tavolo rettangolare e lo presenta in una visione di tre quarti.

In questo modo, anche se le dimensioni dei commensali diminuiscono rapidamente, possiamo vedere chiaramente l'atteggiamento di ciascuno di loro.

All'estremità più vicina, il più alto degli apostoli è in ginocchio e la sua veste rossa completamente illuminata sottolinea il suo atteggiamento perplesso: Gesù ha appena annunciato che uno di loro lo tradirà!