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Michel de Montaigne a Venezia (1533-1592)

Ritratto di Michel Eyquem de Montaigne
Michel de Montaigne
Dieci anni dopo aver rinunciato alla carica di consigliere del Parlamento di Bordeaux per ritirarsi nella sua libreria dove aveva già scritto i primi due libri dei suoi Saggi, Montaigne partì per un viaggio di diciassette mesi in Italia.

Montaigne aveva l'estrema fame di vedere Venezia

« Non avrebbe potuto fermarsi né a Roma né altrove in Italia per riposare, senza aver riconosciuto Venezia »
Montaigne - Diario di viaggio

La barca, l'unico mezzo di accesso

Il 4 novembre 1580 arriva a Fusine, una città della terraferma da cui ci si imbarca per Venezia.

Ci dà un'idea delle tecniche dell'epoca:

« La Chafousine, venti miglia, dove abbiamo cenato.

È solo un albergo dove si entra in acqua per andare a Venezia.

Tutte le barche di questo fiume attraccano lì, con ingranaggi e carrucole che due cavalli fanno girare come quelle che fanno girare le macine dei frantoi.

Ritratto di Michel de Montaigne
Michel de Montaigne
Prendiamo queste barche con le ruote che mettiamo sotto di esse, sopra un pavimento di legno per gettarle nel canale che va al mare dove è seduta Venezia. »
Michel de Montaigne

Diplomati e sospetti

Viene ricevuto dall'ambasciatore francese, che si lamenta della diffidenza dei veneziani nei confronti dei diplomatici stranieri: ogni patrizio che osa frequentarli regolarmente viene bandito dalla città...

Può incontrare le persone ed entrare nelle loro case solo durante il Carnevale, quando tutti indossano una maschera.

Per il resto, i suoi contatti e le sue informazioni provengono solo da servi e cortigiane... che forniscono informazioni anche agli Inquisitori di Stato della Serenissima!

Non c'è da stupirsi, visto che all'epoca Venezia lottava strenuamente per mantenere la propria indipendenza politica e i propri interessi economici.

La Bellezza Femminile non è all'altezza

Edizione dei Saggi, annotati dalla mano di Michel de Montaigne
I Saggi annotati
« Non c'è nulla della famosa bellezza attribuita alle signore di Venezia, e ho visto la più nobile delle cortigiane che esercitano il loro mestiere lì.

Ma gli sembra ammirevole come ogni altra cosa, vedere un tale numero di loro, circa centocinquanta, che spendono soldi in mobili e vestiti da principessa non avendo altro mezzo di sostentamento che questo traffico e parecchi della nobiltà di lì, che hanno persino cortigiane a loro spese, in piena vista e conoscenza di tutti. »


Montaigne e la poesia delle cortigiane

Anche di Veronica Franco, l'elegante cortigiana e poetessa elogiata per il languore con cui cantava d'amore, a casa della quale cenò, a Santa Maria Formosa, e della quale si limita a notare che questa « gentifama veneziana, gli mandò a presentare un piccolo libro di lettere che aveva composto fece dare due écus alla suddetta casa. »
Salvy - Un taccuino veneziano

Veronica Franco, all'epoca ritiratasi dagli affari, sarebbe la numero 204 delle 215 elencate dal Catalogo delle più famose e onorate cortigiane di Venezia.

Prezzo medio richiesto: due ecu.

Montaigne non ne dà uno in più...

Montaigne, 7 giorni a Venezia

Per il resto, si trattava di un uomo di salute cagionevole (Montaigne aveva problemi ai reni e soffriva di coliche tre giorni dopo il suo arrivo) che si lamentava del suo alloggio, dell'odore dei canali e che parlava molto più delle sue piccole spese che di ciò che si poteva scoprire a Venezia.

Montaigne, dettando al suo segretario, rinuncia a descriverlo: « Le curiosità di questa città sono ben note. »

Ritratto di Michel Eyquem de Montaigne
Michel de Montaigne
Lo giudicò « diverso da come lo aveva immaginato e un po' meno ammirevole, lo riconobbe in tutti i suoi particolari con estrema diligenza.

La polizia, la situazione, l'arsenale, Piazza San Marco e la presenza dei popoli stranieri, gli sembravano le cose più notevoli. »


Pour un Bilan Sans Enthousiasme

Il 12 novembre, Montaigne lasciò Venezia, dove « il cibo era caro lì come a Parigi. »

Ma si può risparmiare sul servizio nella « città del mondo dove si vive meglio, tanto più che lì il seguito di valletti è del tutto superfluo per noi, visto che ognuno va da solo, e le spese dei vestemani altrettanto e poi, che lì non serve alcun cavallo.  »
Montaigne - Diario di viaggio (Pubblicato nel 1774)

Montaigne è piuttosto laconico su questa Venezia rinascimentale riconosciuta e ammirata dalle grandi menti del tempo, questa potente Repubblica eletta da stampatori e umanisti, come Erasmo.

Forse la malattia e il clima autunnale hanno spinto Le Seigneur de Montaigne a lasciarla troppo presto...

Venezia ed Etienne de La Boétie

Il suo migliore amico lodò i veneziani per il loro rifiuto del feudalesimo..:
« Colui che vedrebbe i veneziani, un pugno di persone che vivono così liberamente che il più miserabile di loro non vorrebbe essere re, nati e cresciuti in modo tale da non conoscere altra ambizione che quella di mantenere la loro libertà per il meglio, educati e formati fin dalla culla in modo tale da non scambiare un filo della loro libertà con tutte le altre felicità della terra....

« Chiunque, dico, vedesse queste persone, e poi andasse nella tenuta di qualche “grande signore” e vi trovasse persone nate solo per servirlo e che rinunciano alla propria vita per mantenere il suo potere, penserebbe che questi due popoli sono della stessa natura, o non crederebbe piuttosto che, uscendo da una città di uomini, sia entrato in un parco di bestie?  »
La Boétie - Discorso sulla Servitù Volontaria

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